Italiani e polacchi, identità complementari nella musica come nella vita

Italiani e polacchi, identità complementari nella musica come nella vita

Direttore Principale della Filarmonica Baltica “F. Chopin” di Danzica e Direttore Principale e Consulente Artistico della Filarmonica “S. Moniuszko” di Koszalin, Massimilano Caldi è un italiano all’estero di successo che ha trovato in Polonia un ambiente culturale e sociale ideale. E proprio nel vivere a cavallo tra il paese di Verdi e quello di Chopin gli consente un continuo confronto tra due modi d’essere diversi che si completano a vicenda.

Massimiliano Caldi: “Il primo giorno di prove svela l’anima dei due paesi. In Polonia il lunedì gli orchestrali suonano nascosti nel gruppo, defilati. Se glielo fai notare ti rispondono “Maestro è lunedì!”. E cosa vuol dire? ribatto subito. E così devo provocarli per tirarli fuori dal guscio, obbligandoli a mostrare il carattere. Poi però ti seguono con interesse crescente arrivando preparatissimi alla prova generale. La sera del concerto preferiscono avere tutto sotto controllo e non amano le sorprese nella direzione, quindi se da un lato sono tranquillo sulla loro esibizione dall’altro so di aver minor margine di improvvisazione. In Italia gli orchestrali si comportano esattamente all’opposto. Il primo giorno di prova cercano tutti di farsi notare tanto che mi tocca dire “cercate di stare nel gruppo”. Poi sei li carichi di prove l’attenzione rischia di scemare fino al concerto e lì poi ti sorprendono perché durante la direzione posso chiedere un movimento più lungo o più rapido e loro sanno reagire benissimo all’improvvisazione. La musica quindi come metafora della vita, polacchi e italiani sono due popoli complementari. Riguardo al mito che l’orchestra dev’essere preparata al primo giorno di prova mi rifaccio alle parole di un genio assoluto come Wolfgang Sawallisch secondo cui nessuna orchestra al mondo, nemmeno i Berliner Philharmoniker, sono pronti al primo giorno di prova con l’eccezione forse della sola NHK Symphony Orchestra di Tokyo. Sawallisch quando veniva a dirigere in Italia, era terribilmente preoccupato da possibili situazioni di inefficienza che non sapeva bene come fronteggiare. Ma poi, regolarmente veniva smentito dai fatti. Capitava ad esempio che alla
prova generale partiva con la direzione, dava l’attacco al coro e… il coro non c’era! “Maestro sono in agitazione”, spiegavano gli altri orchestrali. Poi però al concerto succedeva il miracolo, tutto filava liscio e ognuno dava il meglio di sé, per quello diceva che le prime in Italia sono sempre le più emozionanti.”

Italiani estroversi, polacchi introversi?
Sì, ma basta aver pazienza e ci si capisce, e poi la sommatoria dei due caratteri dà esiti eccezionali. Musicalmente lavoro sul dar coraggio e fiducia, all’inizio i musicisti polacchi sono un po’ chiusi in se stessi ma poi si aprono e ti seguono meravigliosamente.

In Polonia ti trovi bene?
Benissimo, è un paese che sta crescendo, che usa i soldi dell’Europa con serietà e senza sprechi. E poi qui, a differenza di quanto purtroppo avviene ora in Italia, la cultura è una cosa importante. C’è curiosità e attenzione anche verso proposte innovative. Per esempio in Italia manca una figura dinamica e pragmatica come Elżbieta Penderecka, moglie del grande compositore, che è sempre attenta ad accogliere e investire in progetti innovativi. Della Polonia mi affascina la grande competenza cameristica e sinfonica, e poi qui si scrive e si suona musica composta oggi. In Italia la musica classica è ferma agli anni 40 del Novecento, Stravinsky e Bartok sono quasi fin troppo moderni! Però a farmi star bene è la sommatoria delle due culture,
noi italiani portiamo in Polonia un carattere aperto e fiducioso, l’ottimismo che qui manca. E poi abbiamo un incredibile substrato culturale, di cui spesso neanche ci rendiamo conto. Un’eredità culturale che all’estero sembra contare più che in Italia, ad esempio se faccio un Mascagni sconosciuto, qui viene giù la sala ma in Italia nessuno se lo fila…

Italia e Polonia hanno dato tanto alla musica.
Sì certo, ma in Italia viviamo ancora troppo di rendita sull’Ottocento e su Verdi, e soprattutto non sappiamo valorizzare tantissimi autori bravi come Respighi, Martucci, Sgambati, rimasti in ombra pur avendo scritto fior di musica, e se dico Ermanno Wolf Ferrari chi lo conosce? In Polonia hanno continuato a comporre anche nel Novecento, e i vari autori hanno avuto tutti la loro parte di notorietà perché la cultura, anche musicale, è un valore importante in questa società. Tra i compositori novecenteschi ricordo: Kilar, Górecki, Penderecki, Lutosławski, Szymanowski.

Se un melomane polacco ti chiedesse quali teatri italiani ti affascinano di più?
La Scala! Una volta nella vita tutti dovrebbero provare l’emozione di entrarci. Il teatro Massimo di Palermo, un luogo speciale con uno dei più grandi palcoscenici d’Europa insieme a Parigi e Varsavia. E poi La Fenice di Venezia, uno splendido gioiello, rinato più bello ed efficiente dopo la ricostruzione in seguito all’incendio del 1996, oggi è tecnicamente perfetto. Ma segnalo anche la sala da concerto del Lingotto a Torino e l’Auditorium Paganini di Parma con una straordinaria vetrata dietro l’orchestra che si affaccia sulla pianura.

Lo scorso aprile abbiamo assistito al grande successo della tua direzione nella Sala da Concerti dell’Università Musicale di Varsavia, alla presenza delle autorità italiane tra cui l’Ambasciatore
Alessandro de Pedys. Quali sono i tuoi prossimi impegni polacchi?
Ricordo con piacere quel concerto con l’Orchestra Sinfonica dell’Università Musicale “F. Chopin” con cui abbiamo eseguito un programma dedicato all’Italia: la Sinfonia Italiana di Mendelssohn, l’Ouverture dal rossiniano Il Barbiere di Siviglia e il primo concerto di Paganini con lo straordinario ed eclettico violinista polacco Mariusz Patyra. Ora l’estate sarà ricca di appuntamenti in tutta la Polonia, paese in cui credo continuerò a lavorare a lungo perché a Koszalin e Danzica, dove dirigo circa 16 concerti l’anno, ho creato un bellissimo rapporto con i musicisti, forse aiutato anche dall’aver imparato la lingua.”

Ecco alcune delle prossime date polacche di Massimiliano Caldi:
• 3 giugno, concerto con l’Orchestra della Filarmonica di Koszalin che vedrà l’esecuzione, tra l’altro, del Concerto dell’albatro per pianoforte, violino, violoncello e voce recitante (1945), di Giorgio Federico Ghedini, ispirato a una pagina del Moby Dick di Melville;
• 10 giugno, con la Filarmonica Artur Rubinstein di Lodz, Caldi dirigerà il Concerto per violino op.35 di Ciajkovskij e la Sinfonia n.8 di Dvořák;
• 19 giugno prenderà parte alla rassegna “Concerti Prom” con la Filarmonica Baltica “F. Chopin” di Danzica. L’appuntamento musicale si divide in due parti: la prima sarà eseguita nella sala Ołowianka, la seconda parte sul palcoscenico all’aperto della Filarmonica. Per l’occasione sarà eseguito in prima esecuzione in tempi moderni in Polonia il Concerto per pedal piano e orchestra di Charles Gounod. Solista Roberto Prosseda;
• 22 giugno, a quasi dieci anni esatti dal suo primo concerto a Rybnik, dirigerà l’Orchestra Giovanile della Scuola Musicale “K. e A. Szafranek” al “Teatr Ziemi Rybnickiej”;
• 9 luglio, Caldi dirigerà l’Orchestra Sinfonica della Filarmonica S.Moniuszko di Koszalin in una serata dedicata all’operetta in occasione dei 60 anni della Filarmonica con la partecipazione
del grande e celebre tenore polacco Wieslaw Ochman;
• 25 agosto, Caldi dirigerà “La finta semplice di Mozart” in versione semiscenica nel parco della cattedrale di Oliwa, nei pressi di Danzica, per la undicesima edizione del festival estivo Mozartiana.

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