Descrizione Progetto

Little Big Music

Britten Holst Lutoslawski Kilar

Little Big Music

Britten Holst Lutoslawski Kilar

Benjamin Britten: Variazioni sul tema di Frank Bridge
Gustaw Holst: St Paul’s Suite
Witold Lutosławski: cinque melodie popolari
Wojciech Kilar: Orawa

Massimiliano Caldi, Direttore
Orchestra da Camera Slesiana

Recensioni

Amadeus, giugno 2009 – Luigi Di Fronzo

Little big Music (Piccola grande musica): un animato gioco di ossimori – come quel Piccolo grande uomo cinematografico interpretato negli anni Settanta dal mitico Dustin Hoffmann – che anche in questo cd opera sull’ampio scarto di proporzioni e s ignificati: ristrette dimensioni temporali/alto valore di un messaggio (in questo caso puramente artistico e musicale) anche se, guarda caso, la testimonianza attinge in parte alla matrice popolare e folclorica dei materiali narrativi. La firma è di un direttore tra i più vivaci (e dotati) della nuova generazione, il milanese Massimiliano Caldi che già dal 2006 è al timone della già straordinaria Silesian Chamber Orchestra, nucleo in crescita della cultura musicale polacca che si è già esibito in due tournée attraverso l’Italia. Il suono degli archi è compatto, ma morbido, flessuoso e fluente, la scelta dei tempi perfetta, l’intesa da gruppo da camera sopraffino, con le idee musicali che zampillano gioiose e i disegni che rimbalzano con perfetta sincronia da una voce all’altra. Bella poi la scelta delle musiche. Si va dalle Variazioni su un tema di Frank Bridge op.10 di Britten (Bridge fu il primo maestro del compositore) – che enunciano episodi umoristici, citazioni rossiniane e assonanze raveliane alla popolare St. Paul Suite di Gustav Holst che pesca a piene mani nelle danze popolari scozzesi e irlandesi, per poi affermare la radice polacca più genuina e autentica con le Folk Melodies di Lutoslawski. Epigone festosa e gradevolissima, Orawa del contemporaneo Wojciech Kilar (classe 1933), geniale mix di minimalismo e modi contadini ispirata alle melodie dei monti Tatra. Da non perdere.

onet.pl, aprile 2009 Katarzyna Paluch

Il titolo dell’ultimo album della casa discografica DUX”Little big music” si riferisce alle piccole forme musicali che esprimono in sé un grande valore artistico ed emozionale. Piccole, non significa più semplici o meno complesse. Non solo, una piccola variazione può condensare in sé i metodi della sinfonia, che guadagnano in dinamica. Le “Variazioni su un tema di Frank Bridge” di Benjamin Britten che aprono l’album né sono un buon esempio. L’album è stato preparato dal direttore d’orchestra Massimiliano Caldi, che ha guidato i musicisti dell’Orchestra da Camera Slesiana. Oltre la variazione di Britten, il disco contiene la suite di Gustaw Holst, le melodie popolari nell’arrangiamento di Witold Lutoslawski e la hit della musica da camera: “Orawa” di Wojciech Kilar. Anche se “Variazioni su un tema…” di Benjamin Britten appartengono alle sue prime composizioni sono già un esempio del talento creativo e della maturità del compositore. Nelle dieci variazioni Britten ha racchiuso quasi tutte le epoche musicali, ed in più un’orchestrazione raffinata è stata capace di fare del complesso camerale una grande orchestra sinfonica. Con la direzione di Caldi, il suono dell’Orchestra da Camera Slesiana una volta è monumentale e grave e poi cambia il carattere a leggero e lirico come nel quartetto d’archi. E’ possibile ottenere un fenomeno così interessante solo con unione di tre elementi: un’ottima strumentazione della composizione, un talento interpretativo del direttore d’orchestra e un’orchestra sensibile alle sue direttive. Gustaw Holst invece, nella sua “St. Paul’s Suite” ha collegato non tanto le epoche ma le regioni del mondo. Se facciamo lavorare l’immaginazione nell'”Intermezzo” sentiremo come l’orchestra si tramuta in un gruppo suonante la danza di flamenco, dove invece di sentire i violini si sente le castagnette, e invece del violoncello, il canto spagnolo. Come il “Finale” ha l’atmosfera e la ritmica della tarantella italiana. Le composizioni di Lutoslawski costituiscono l’inizio del disco dedicato al clima del folklore polacco. Il suo culmine costituisce, chiaramente, la famosa “Orawa”, lavoro nel quale Kilar ha dato sfogo alla fascinazione del folklore dei monti Tatra in generale, poiché nell'”Orawa” abbiamo non solo dei ritmi e delle note montanare ma anche il crepuscolo dei monti. E’ anche una composizione elegante e tecnicamente estenuante per i musicisti (e per il direttore d’orchestra!). I musicisti dell’Orchestra da Camera Slesiana suonano questo brano sino alla più piccola nota, e non è una cosa semplice, lo dico come persona che ha avuto l’occasione di suonare “Orawa”. “Little big music” rappresenta un incontro con forme dinamiche, ricche d’ispirazioni e di tecnicismi; un viaggio attraverso la storia della musica e di alcuni paesi del mondo. La scelta delle composizioni e la perfezione dell’esecuzione permettono di scoprire continuamente nuovi fenomeni ad ogni ascolto del disco.

Ruch muzyczny, 19 aprile 2009 Marianna Dabek

Massimiliano Caldi ha attirato già la mia attenzione nell’anno 1999 durante il VI Concorso Internazionale di Grzegorz Fitelberg a Katowice. Era il mio favorito dalla prima fase ed il suono dell’Orchestra Filarmonica Slesiana diretta da lui era completamente diverso dal solito: più colmo, più svariato, più espressivo. Nella memoria conservo ancora le sue interpretazioni. Caldi ha vinto il concorso e qualche anno dopo è apparso di nuovo a Katowice, stavolta nella veste di direttore ospite dell’Orchestra da Camera Slesiana; da settembre 2006 è il suo direttore artistico. Dal 1998 svolge anche la funzione di direttore principale dell’Orchestra da Camera Milano Classica. L’artista italiano dirige l’orchestra con uno stile straordinariamente espressivo, caratterizzato da una eccezionale energia e da gesti molto suggestivi e plastici. Ha una enorme influenza sui musicisti con i quali collabora. Le sue interpretazioni sono piene di sentimento, d’immaginazione e di una vera passione artistica. L’album descritto rappresenta il debutto fonografico di Massimiliano Caldi e dell’Orchestra da Camera Slesiana (la presenza di un eccellente fisarmonicista e bandoneonista italiano quale Mario Stefano Pietrodarchi ha reso più festoso il concerto di promozione del 6 marzo 2009 alla Filarmonica Slesiana). Le variazioni di Britten che aprono l’album emanano svariati suggestioni, sentimenti ed espressioni. Un evidente e un poco patetica Introduzione passa fluidamente a Tema lirico, l’attenuato e tranquillo Adagio contrasta con la movimentata e piena d’impeto Marcia. Dopo il bellissimo canto della Romanza si ha la scherzosa Aria italiana, merlettata con un tema di violino e sullo sfondo di una pizzicata del resto d’orchestra e di un patetico Bourrèe classique. L’umoristico-nostalgico valzer Viennese precede il movimentato Moto perpetuo. Successivamente abbiamo la famosa Marcia funebre dipinta in maniera meravigliosamente drammaturgica, la Canzone sentimentale e la Fuga suonata in modo elegante ed il Finale che allenta la tensione. Massimiliano Caldi ha molto bene composto in maniera drammaturgica tutto il ciclo, sia dal punto di vista della pianificazione dei tempi di narrazione che di espressione, estraendo dall’orchestra tanti, vari e interessanti timbri. Nell’orchestra soprattutto i toni scuri suonano meravigliosamente: le viole, i violoncelli e il contrabbasso. A tutto il complesso manca però la selettività. Nonostante ciò il lavoro di Britten suona in modo interessante, facendo vedere tutta la gamma di emozioni in esso esistenti: dal pathos attraverso la drammaticità e lirismo, fino allo scherzo musicale. St Paul’s Suite di Gustaw Holst si presenta sull’album magnificamente. Il suono di Jig, deciso e pieno di energia contrasta con lo scherzoso e non privo di dolcezza e grazia Ostinato e con il lirico e molto elegante Intermezzo. Il Finale saturo di musica popolare corona il ciclo. Suonano meravigliosamente anche le Cinque melodie popolari di Witold Lutoslawski. In questa bellissima opera camerale Caldi ha espresso in modo stupendo l’atmosfera di ciascuna canzone: dalla melanconia alla nostalgia di un’allegra festa contadina. L’album chiude con l’Orawa di Wojciech Kilar eseguita con bravura, con grande energia e forza ed anche con un buon piano drammaturgico. Bisogna congratularsi con gli esecutori musicali dell’album, e con la casa editrice per la bellissima rilegatura grafica (e per l’interessante introduzione nel libretto allegato all’album). L’Orchestra da Camera Slesiana magnificamente guidata da Massimiliano Caldi suona veramente bene e sono convinta che con il passare del tempo il livello artistico sarà sempre più alto. Rimane solo di augurare all’orchestra e al suo direttore nuovi successi.

Dal mensile: “Slask“ aprile 2009
Miedzy nutami Tra le note Magdalena Dziadek

Little Big Music è il titolo del nuovo album con le composizioni dei musicisti del XX secolo nell’esecuzione dell’Orchestra da Camera Slesiana diretta da Massimiliano Caldi. L’album è stato prodotto dalla casa discografica DUX con la collaborazione della Filarmonica Slesiana. Il direttore ed i musicisti si presentano molto bene sulla copertina del disco. Il commento scritto da Marek Skocz è interessante e competente, inizia con “Vi invito calorosamente…” Ad un invito così non si può non reagire, anche perché sia il titolo stesso del disco che il suo concetto musicale sono invitanti. È un concetto abbastanza ricercato. L’album contiene quattro composizioni per orchestra d’archi dei compositori classici del XX secolo: Benjamin Britten, Gustav Holst, Witold Lutoslawski e Wojciech Kilar. Tutti e quattro sono giganti della musica contemporanea, autori delle grandi opere di musica sinfonica, per oratorio o da opera. Sul disco sono rappresentati con le opere “più piccole” ma non di minore importanza rispetto a quelle grandi (questa filosofia si rispecchia nel titolo della pubblicazione). “Piccolo” significa anche un’immersione nelle atmosfere leggere, gioiose, popolari. Le Variazioni su un tema di Frank Bridge di Benjamin Britten del 1937 è un fantastico esemplare del neoclassicismo al suo esordio. Qui regna la nota di un umorismo non affatto britannico ma al contrario, sembra vicino all’humor dei francesi: Debussy, Poulenc, Eric Satie. Nella serie di anelli pastiche dallo stile dei compositori classici sono rispecchiati vari caratteri musicali quali marce, danze, liriche e “caratteri caratteristici” impossibili da definire (la mia invenzione di bon mot ad indirizzo di chi è a conoscenza del significato storico del termine “carattere musicale”, è una definizione di genere, riferita al contenuto, ma anche alla funzione della musica: composizioni che non si riescono a catalogare in una determinata epoca venivano chiamate “caratteristiche”) .
Il secondo brano dell’album – St. Paul’s Suite di Gustaw Holst del 1913, è una composizione d’occasione senza pretese. Holst l’ha scritta, come informa il libretto allegato al disco, per festeggiare il terminato restauro della scuola femminile dove lavorava. Al confronto con le composizioni d’occasione di quell’epoca, dedicate alle università maschili, è sorprendentemente graziosa e naturale. Sembra raccontare alle allieve le delizie dell’educazione e del dopo scuola, con un linguaggio basatosi sulle caratteristiche della musica popolare irlandese e scozzese. Sembra che il compositore voglia invitare le sue allieve a ballare….
Di Lutoslawski sono state scelte le trascrizioni per orchestra di cinque melodie facenti parte del ciclo Melodie popolari al pianoforte (1945-46). Ho suonato queste melodie negli anni 70 – allora molto moderne: ascettiche, aspre, innocenti. Nella versione per orchestra risultano meno moderne, l’assegnazione della voce melodica agli archi aggiunge alla composizione il romanticismo, non presente affatto nel suo clima “originario”. Gli esecutori hanno ingigantito ancora questo romanticismo, e proseguendo, hanno fornito alle umili canzoni un inutile pathos. Ahime! La colpa è del compositore stesso che non ha preso in considerazione l’aggressività emozionale dei musicisti che suonano gli strumenti ad archi. Questa aggressività è servita in modo eccellente in Orawa di Wojchciech Kilar (1986) che chiude l’album. L’impulsività, come si sa, è un elemento chiave dell’espressività di questa composizione. L’orchestra affidata a Massimiliano Caldi l’ha afferrata in modo eccezionale, suonando la crescente forma del brano con il senso della proporzione e con una nota “nervosa” onnipresente.
Questa nota accompagna tutte le interpretazioni dell’album. L’esecuzione dell’Orchestra da Camera Slesiana è viva e gioiosa. È presente in essa un ottimo “orecchio” ritmico, ci sono splendide proporzioni formali, una narrazione pianificata in modo interessante. La musica presentata è viva e fa gioire gli ascoltatori. La concezione del repertorio si avvera in modo fantastico in questa esecuzione. È il primo album dell’Orchestra da Camera Slesiana edito durante la reggenza di Caldi ma subito eccezionale.
Regia del suono a cura di Malgorzata Polanska, Marcin Guza è invece l’autore del montaggio digitale. La registrazione è stata realizzata presso la sede della Filarmonica Slesiana.

Etichetta Dux · Anno 2009