Massimiliano Caldi e Alexander Gadjiev per il Concerto Op.61a di Beethoven

Massimiliano Caldi e Alexander Gadjiev per il Concerto Op.61a di Beethoven

Il concerto pianistico beethoveniano, naturalmente meno eseguito rispetto alla versione originale per violino e orchestra, è indubbiamente di grande interesse, anche per l’originale cadenza pianistica dell’Allegro ma non troppo che ha rivelato al grande pubblico la versatilità del genio tedesco. Certo, alcune timbriche eccelse ottenute con i suoni tenuti e vibranti del violino vengono in parte attenuati pianisticamente, ma nel complesso l’operazione operata da Beethoven ha una sua validità. L’Orchestra diretta da Massimiliano Caldi trovava come solista il goriziano ventiquattrenne, di origini russe, Alexander Gadjiev. Abbiamo trovato di rilevanza estetica la prestazione fornita dall’orchestra de I Pomeriggi  e dal direttore Caldi. Ottima la parte pianistica di Gadjiev che ha avuto modo di esternare la sua sicurezza interpretativa e lo spessore timbrico nella lunga cadenza beeethoveniana, assistita nella parte conclusiva anche dai timpani.

La seconda parte, nel tardo pomeriggio, ha visto una rarità esecutiva con i brevi Tre pezzi in stile antico di Górecki e quindi il poco eseguito Trittico Botticelliano di Respighi. Ottime le pacate e riflessive interpretazioni di Caldi e de I Pomeriggi.La valenza timbrica nell’aggregato soprattutto nei numerosi archi, ha rivelato le qualità coloristiche di entrambi i compositori che hanno preso in prestito la musica antica e barocca per una restituzione in chiave novecentesca di indubbia qualità estetica. La corposità delle piacevoli dissonanze del compositore polacco e quelle di stampo vivaldiano del bolognese hanno anche convinto il numeroso pubblico intervenuto che ha tributato rilevanti applausi conclusivi. Da ricordare.

Cesare Guzzardella

Fonte: Corriere Bit

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