Un italiano a Danzica
Un italiano a Danzica
Incontro con Massimiliano Caldi
Milanese, 47 anni, Massimiliano Caldi è un direttore italiano che, sulle orme di tanti suoi colleghi, dopo aver trovato onori e successo all’estero sta ottenendo unameritata popolarità anche nel suo paese di origine. Dopo essere stato per dieci anni direttore dell’Orchestra da Camera Milano Classica, nell’aprile 2012 è stato nominato direttore principale della Filarmonica Polacca Baltica “Chopin” di Danzica, in Polonia, e quest’anno è stato appena nominato direttore principale e consulente artistico della Filarmonica “Moniuszko” di Koszalin.
Dopo la Filarmonica di Danzica, ha appena ricevuto l’incarico alla Filarmonica di Koszalin. Ormai è di casa in Polonia… Ci racconta come sono organizzate le due orchestre?
Le stagioni concertistiche in genere iniziano a metà settembre e terminano a metà giugno, con un minimo di tre produzioni sinfoniche mensili. L’organico stabile è sempre piuttosto nutrito: tanto per intenderci, oltre ad una solida base di archi, comprende sempre le due famiglie
di strumenti a fiato al completo (legni e ottoni), con i dovuti “raddoppi”, più un ingente numero di percussionisti e, nel caso di Danzica, pure l’arpa e il pianoforte. A Danzica vengono spesso
invitati vari cori, anche lirici. Pur essendo il repertorio prettamente sinfonico, durante l’anno Verdiano invitammo il Coro maschile dell’Opera di Poznan (dove ho recentemente diretto il Nabucco di Verdi) in occasione del Rigoletto in forma di concerto dove coinvolsi pure alcuni cantanti provenienti dall’Arena di Verona. Ma l’esperienza dell’opera in forma di concerto per ora è rimasta un caso isolato, per lo meno a Danzica. In Polonia vivo due mesi l’anno. Non mi metto a quantificare con esattezza quanto durano le permanenze in altre città perché, se mia
moglie Adriana leggesse questa intervista, rischierei la separazione…
La Polonia è entrata dal 2004 nell’Unione Europea ma non ha ancora adottato l’euro. Questo influisce sui cachet dei solisti che invitate?
In Polonia i cachet sono un po’ più bassi che altrove, ma i pagamenti vengono effettuati entro due settimane al massimo.
I direttori d’orchestra italiani sembrano più apprezzati all’estero che nel nostro Paese. Ci rimproverano di essere “esterofili” ma forse è una dinamica che esiste in tutto il mondo?
Questa dinamica esiste un po’ in tutto il mondo e sono fermamente convinto che l’Italia non sia un paese più esterofilo degli altri. La questione dell’esterofiliami pare che sia sempre stata legata alla diversità dei punti di osservazione e mi chiedo, infatti, agli occhi di un artista polacco
come possano apparire la mia carica e quella dell’olandese Ernst Van Tiel alla Filarmonica
di Danzica, cioè in una nazione che notoriamente non ha mai brillato e non brilla, per varie ragioni, per apertura verso tutto ciò che è straniero.
A dicembre sarà impegnato due volte in Italia: il 6 e il 7 al Politeama di Lecce con il Lago dei Cigni e il 21 in una serata natalizia al Filarmonico di Verona. Ci anticipa qualcosa dei due eventi?
A Lecce avrò l’onore di dirigere la ripresa de Il lago dei cigni di Ciaikovski con la coreografia
di Fredy Franzutti che offre una visione del tutto originale e anticonvenzionale del celebre balletto. L’orchestra della Fondazione Schipa, il cui direttore artistico è Ivan Fedele, mi invitò già
la scorsa stagione per un programma dedicato a Verdi e a Wagner con il tenore Danilo Formaggia. Scoprii in quella occasione una meravigliosa realtà musicale vittima, purtroppo,
di quella sensazione di precarietà che affligge oggi molte istituzioni musicali altrettanto illustri. Al Filarmonico di Verona, con il concerto “Note d’augurio”, invece si tratterà di un ritorno, dopo
una buona dozzina di anni, con un programma con coro e solisti piuttosto vario e particolarmente adatto al periodo natalizio e di fine anno. Mi piace ricordare il brano Snow
Time di Carlo Boccadoro che considero un caro amico e sul cui talento non c’è bisogno che mi soffermi.
La notizia del licenziamento collettivo dei 182 orchestrali e coristi dell’Opera di Roma, oggi per fortuna il provvedimento è stato annullato, ha fatto il giro del mondo. Che idea si è fatto?
Altre fondazioni liriche in cui mi sono trovato recentemente a lavorare si erano trovate di fronte a questa possibilità ma, evidentemente, la situazione è poi in qualche modo rientrata. A giudicare dall’eco che questa notizia ha avuto in tutto il mondo, mi viene da dire che più lontana
è arrivata e più ha suscitato scandalo. Noi siamo purtroppo abituati a queste tragedie, anche se questa sarebbe stata proprio grossa.
Opera o sinfonica. Che cosa preferisce dirigere?
Preferisco sempre quello che sto dirigendo in quel momento. Ultimamente ho ripreso con enorme entusiasmo grandi capolavori sinfonici come le ultime tre sinfonie di Ciaikovski, le sinfonie di Schumann, la Quarta e la Settima di Bruckner ma non posso negare che, durante le
prove e le repliche del “mio” recente Nabucco, nella penombra del “golfo mistico”, avessi l’impressione di raggiungere una completezza diversa che il repertorio sinfonico non prevede.
Filippo Michelangeli
Fonte Suonarenews · Data 01/dic/2014
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