Massimiliano Caldi: dalla Polonia con impegno

Massimiliano Caldi: dalla Polonia con impegno

Consigli preziosi di un giovane direttore italiano particolarmente apprezzato in Polonia dove aveva vinto un importante concorso. Oggi anche in Patria trova attenzione presso importanti organizzazioni teatrali.

Ripetere quanto sia complicato il momento che sta attraversando il nostro Paese, soprattutto per chi si occupa di cultura e di musica, è ormai diventato pleonastico. È così complicato da sembrare quasi inutile parlarne. Ma poiché siamo semplici cronisti dobbiamo pur rendere edotti i nostri lettori di quanto sia incerto il nostro futuro, tanto che a sentirsi precari non sono solo coloro che da decenni “godono” (si fa per dire) di questa qualifica, ma anche i cosiddetti titolari di contratti a tempo indeterminato (che risulta indeterminato solo a parole). Se qualcuno pensa che siamo in vena di scherzare potrà essere smentito con la semplice lettura di un quotidiano o guardando un telegiornale. Il degrado sembra inarrestabile: dalle emergenze dovute all’incuria, alla cementificazione, ai mancati interventi di manutenzione (con conseguenti crolli, alluvioni, frane ecc.) agli sprechi che nel campo musicale finiscono per costringere i sovrintendenti a licenziare i musicisti e i coristi delle orchestre (oggi si dice esternalizzare) come è appena accaduto all’Opera di Roma, o a sciogliere orchestre come la Sinfonica di Roma. Non dimentichiamo che in anni meno complicati di questi la Rai aveva già fatto fuori le sue orchestre, salvandone solo una che ha sede a Torino.

Per fortuna fuori c’è il mondo. E quando diciamo fuori parliamo degli altri paesi sia dell’area euro che di altre monete come il dollaro, la sterlina o lo yen, dove poco per volta vanno a “esternalizzarsi” le aziende (la Fiat ha dato il buon esempio) e i nostri cervelli la cui fuga sembra seguire il flusso dei capitali. In questi luoghi hanno trovato rifugio molti nostri talenti in tutti i campi della ricerca, dell’arte e della musica.

Questo tema è per noi particolarmente ricorrente, visto che siamo il mensile della grande musica; siamo infatti convinti che i musicisti italiani, grazie agli studi svolti in Italia, acquisiscano doti e peculiarità uniche al mondo ma riescano poi a trovare soprattutto all’estero apprezzamenti e riconoscimenti piuttosto che in patria.

Tra costoro vorremmo annoverare il maestro Massimiliano Caldi, firma ben nota agli appassionati italiani, che al momento svolge, appunto, all’estero gran parte della propria attività.

E pensare che è proprio la sua preparazione di musicista italiano ad aprirgli le porte di una importante carriera in altri paesi: a Danzica in qualità di Direttore Principale della Filarmonica Polacca Baltica “F.Chopin” di Danzica, a Koszalin in qualità di consulente principale e direttore artistico della Filarmonica locale, a Poznan dove ha diretto il Nabucco di Verdi con la regia Marek Weiss-Grzesinski, a Varsavia, dove questa primavera prenderà parte al “Festival Beethoven”, la prestigiosa manifestazione diretta dalla signora Penderecki, dirigendo Cavalleria rusticana.

Per i prossimi impegni italiani lasciamo la parola allo stesso maestro Massimiliano Caldi.

A. Ci sono particolari difficoltà a trovare scritture in Italia?

M.C. Dal mio punto di vista di artista che, nel mio caso specifico, ha vinto un concorso internazionale quindici anni fa (primo premio assoluto VI edizione Concorso G.Fitelberg), in questi ultimi cinque o sei anni è stato un poco più laborioso riagganciare tutti i contatti aperti in Italia prima del 1999. Dopo tale data infatti ci fu una autentica “infornata” di proposte provenienti dalla Polonia oltreché la proposta della Direzione Artistica dell’Orchestra da Camera Slesiana. Ciò portò inevitabilmente a trascorrere lunghi periodi lontano dall’Italia.

Ora, visto che le collaborazioni con le realtà polacche non implicano più lunghi periodi di permanenza “in loco” i suddetti contatti si stanno riaprendo (fra cui Fondazione Arena di Verona, Fondazione Toscanini, Orchestra di Padova e del Veneto) e se ne stanno aggiungendo di nuovi (fra cui Maggio Musicale Fiorentino e Fondazione Tito Schipa di Lecce). A tutto ciò si aggiungono, ovviamente, le difficoltà dovute al periodo che stiamo vivendo.

A. Quanto pesano nella carriera i risultati conseguiti partecipando a concorsi internazionali?

M.C. Credo che, pur essendo passati solo quindici anni, le cose siano cambiate piuttosto velocemente. Molto spesso, soprattutto nel caso della direzione d’orchestra e del pianoforte, i giovani vincitori hanno già alle spalle agenzie e manager importanti i quali, in men che non si dica, inseriscono gli artisti in una carriera internazionale dove il biglietto da visita del concorso risulta valore aggiunto ma non necessariamente punto di partenza. Nel mio caso invece la notizia della vittoria girò a una velocità leggermente inferiore poiché gli attuali potenti mezzi del web non erano così sofisticati e dunque gli effetti positivi del concorso hanno diluito maggiormente nel tempo il loro peso indubbiamente molto importante.

A. Qualche consiglio a chi si accinge a intraprendere la carriera di musicista?

M.C.Consiglierei senza dubbio di avvicinarsi alla musica senza incominciare a considerarla sin dall’inizio quella che diventerà la propria professione. Questo lo dico indipendentemente dalla cosiddetta “crisi” che stiamo vivendo ma partendo da un punto di vista etico che dovrebbe valere un po’ per tutte le professioni.

Confesso di aver commesso questo errore: per fortuna per ora sta andando bene ….

Un secondo consiglio è di ricordare sempre che un dieci e lode con menzione d’onore a un diploma non è purtroppo garanzia di carriera assicurata… ! È sempre compito dell’artista occuparsi di costruire la suddetta carriera passo dopo passo, ricercando e valutando attentamente tutte le opportunità in prima persona.

A. Qualcuno sostiene che siamo un Paese esterofilo e questo crea più difficoltà a chi non proviene da nazioni lontane.

M.C. Non credo che l’Italia sia un paese più esterofilo degli altri né particolarmente esterofilo. Direi piuttosto che una buona dose di esterofilia sia presente un po’ dappertutto. La questione dell’esterofilia mi pare che sia sempre stata legata alla diversità dei punti di osservazione e mi chiedo, infatti, agli occhi di un artista polacco come possano sembrare la mia carica e quella dell’olandese Ernst Van Tiel alla Filarmonica di Danzica, cioè in una nazione che storicamente non ha mai brillato e non brilla, per varie ragioni, per apertura verso i popoli stranieri.

Gaetano Santangelo

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